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Covid-19 e Fiere Digitali, Pro e Contro degli Eventi Virtuali

In un precedente approfondimento abbiamo analizzato il fenomeno di adattamento delle fiere nazionali ed internazionali all’attuale contesto caratterizzato dall’emergenza Covid-19, che ha portato alla trasformazione di numerosi eventi tradizionalmente fisici in fiere digitali, oltre che alla nascita di diverse iniziative virtuali con lo scopo di continuare a promuovere i rapporti commerciali con l’estero.
Ma quanto questa nuova tipologia di eventi riesce a sostituire e a sopperire alla mancanza dei classici appuntamenti fieristici, questi ultimi generalmente apprezzati e frequentati da numerose PMI? Analizziamo pro e contro delle innovative fiere virtuali.

Partendo dal presupposto che lo scopo di una manifestazione fieristica è da sempre quello di fornire un luogo nel quale le aziende possano presentare i propri prodotti e/o servizi incontrando direttamente il pubblico target (sia esso B2B o B2C), a prescindere dalla natura dell’evento fieristico e dal relativo settore di riferimento, possiamo affermare senza dubbi che la partecipazione a fiere online amplifichi il potenziale di visibilità per un’azienda, sia nel mercato interno che nei Paesi esteri. Infatti, gli eventi virtuali di questo genere consentono idealmente di intercettare un numero di buyer internazionali decisamente più elevato rispetto alle edizioni fisiche, proprio in virtù dell’utilizzo dei canali digitali in grado di raggiungere una platea molto più ampia rispetto ai canali tradizionali, questi ultimi limitati proprio dall’aspetto della presenza fisica in fiera, sia per espositori che visitatori.
Sempre dal lato dei vantaggi, occorre evidenziare come i costi di partecipazione e di organizzazione siano nettamente inferiori rispetto alla partecipazione classica a una fiera. Questo perché vengono meno le spese per l’affitto e l’allestimento dello stand, per i materiali di marketing e comunicazione da utilizzare durante l’evento, eventuali costi di promozione pre-fiera e tutte quelle spese accessorie come spostamenti e pernottamenti a volte per molte persone dello staff. Se si partecipa ad una fiera virtuale si è tenuti a pagare invece solo i costi di partecipazione e quelli per eventuali attività di comunicazione volte alla promozione del proprio brand, che tuttavia appaiono irrisori se confrontati con il complesso di spese alle quali si va incontro per esibire in un salone fisico.

Sempre più spesso poi, la formula delle “virtual fair” consente alle imprese un’attività di digital marketing sui mercati internazionali durante il corso dell’intero anno, grazie alla visibilità data dalla prolungata permanenza online delle stesse piattaforme utilizzate durante i giorni di attività degli eventi fieristici digitali.

Inoltre, il più delle volte gli strumenti ed i canali digitali messi a disposizione delle imprese espositrici durante gli eventi fieristici online consentono potenzialmente di fornire un quantitativo di informazioni nettamente superiore rispetto a quanto la maggior parte delle PMI è in grado di trasmettere tramite i mezzi di comunicazione propri, dato il modesto grado di digitalizzazione mediamente riscontrabile nelle realtà nostrane.

Tuttavia, le fiere digitali non sono in grado di replicare quell’insieme di caratteristiche tipiche delle manifestazioni fisiche tradizionali, fatte di persone, incontri, presentazioni e mini show che rendono questa tipologia di eventi particolarmente apprezzata e fruttuosa per le aziende italiane, capaci di attirare l’attenzione dei visitatori (specialmente esteri) grazie ai prodotti simbolo del Made in Italy, in particolare in settori come l’agroalimentare, la moda o il design.

Questi aspetti, considerati sotto molti punti di vista irrinunciabili, sono difficilmente rimpiazzabili e molto probabilmente non potranno mai essere sostituiti fino in fondo dagli strumenti digitali. Per di più, la maggior parte delle realtà nostrane non è particolarmente orientata verso una cultura digitale e spesso si incontrano persino barriere a innovazioni di questo genere, che certamente non facilitano quella tanto aspirata transizione all’industria 4.0.

È da evidenziare però che in questo periodo di emergenza sono stati effettuati alcuni tentativi di integrazione tra gli strumenti online e offline in determinati settori, come ad esempio nel vitivinicolo con la fiera virtuale Hopwine. Questa fiera infatti, che ha avuto digitalmente luogo a fine maggio 2020, ha fatto sì che i produttori di vino potessero esporre virtualmente i prodotti, mentre i buyer interessati hanno potuto richiedere la spedizione di un kit di degustazione per provare il prodotto. 

In conclusione, nonostante il particolare momento storico non renda possibile l’organizzazione di saloni fisici, la strada dovrebbe essere quella di continuare a sviluppare nuovi format capaci di fornire sia alle imprese espositrici che ai buyer, un’esperienza il più completa possibile, in un’ottica di integrazione tra la componente fisica degli eventi fieristici e gli strumenti e i canali online.


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